Io sono Odissea

Dicerie, frottole, chiacchiere, diavolerie, musica e interviste. Di tutto un po’, ma sciocchezze mai.
Io sono Odissea è la rubrica che dà parola all’Odissea che c’è in ognuna di noi.
Le ulisse sono tutte le donne ordinarie che quotidianamente maneggiano lo straordinario senza spazi per raccontarlo. Io sono Odissea è la rubrica per incontrarle. Tra racconti, parole poetiche, interviste a voci del femminile e musica solcheremo insieme tempesta e bonaccia.
Puntata 1
IL NON RITORNO
Odissea e le ulisse hanno realizzato l’impresa, ciascuna la sua. Hanno pure vinto, l’hanno raggiunta, ne avranno palme e onori.
Ma non sanno più se quella fosse davvero la loro impresa. L’hanno agìta: era il dovere, la responsabilità, l’abitudine, le convenzione, era il meccanismo scritto nel più profondo delle proprie inconsapevolezze.
Una volta raggiunta l’impresa il suo orizzonte pare troppo stretto e le possibilità al di fuori troppo grandi per saper subito orientarsi.
La prima ulissa intervistata si fa chiamare A. È un’ulissa degli anni 60. Parla della sua educazione in un piccolo paese di provincia del nord Italia. Racconta di come le fosse sembrato già rivoluzionario studiare e laurearsi mentre la maggior parte delle amiche erano già accasate da anni. La sua era un’impresa, osservata con ammirazione e un po’ di sconcerto anche dalla famiglia. Ma prima o poi sarebbe finita quell’università, avranno pensato tutti quanti i familiari. Erano persone aperte, comprendevano i tempi moderni e l’importanza di farsi una cultura. Certo che l’aspettativa c’era: con quella cultura in saccoccia l’ulissa sarebbe poi rientrata subito ad Itaca, nei suoi doveri antichi, come il giorno e la notte.
L’ulissa della prima puntata racconta di essersi laureata e di aver sentito l’aria mancarle in gola, immaginava davanti a sé i due vestiti che l’attendevano, la tuta da ginnastica della sua professione e l’abito da sposa delle aspettative sociali, e non poteva respirare.
Così ha raccolto tutti i risparmi che aveva e si è presa un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti.
Aveva un punto di appoggio iniziale da alcun* amic*, poi da altr* conosciut* on the road e poi via … con un’altra ulissa ha cominciato a muoversi senza riferimenti … situazionista, nomade, avventurosa, senza più chiedersi dove stesse andando e cosa stesse cercando. Andava e viveva. L’oceano, la west coast, la route 66, il vento, gli orizzonti lontani, la sopravvivenza, il lavoro, le relazioni, le scelte.
Odissea non le ha chiesto come si fosse conclusa la sua avventura, né se si fosse conclusa, non era questo il focus della puntata, lo era invece l’istante preciso, quel momento in cui scatta l’ingranaggio del non ritorno, quando l’esplorazione del mondo sconosciuto supera la sicurezza di quella noto, l’ulissa si riempie il petto di coraggio e parte, mettendo in conto il prezzo da pagare.
Il non ritorno a quello che ci hanno chiesto di essere è l’inizio del viaggio, l’unico possibile, per definire noi stesse chi siamo.
Questo il link alla puntata in radio (S06 EP03, da 1.30′): https://webradio.admr-chiari.it/my-generation/